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«Non
abbiamo bisogno di medicamenti, la meditazione guarisce luomo da tutti i
mali». A parlare è Gothatuwe Sunianaloka Thero, monaco Theravada
del Forest hermitage di Habarhana in Sri Lanka, ospite fino a metà settembre
di Holos International,associazione culturale no profit. Lo abbiamo incontrato
con Selene Calloni pochi giorni prima dellincontro pubblico svoltosi mercoledì sera
alla libreria Wàlti. Resterà in Ticino fino alla metà
di settembre. Il monaco trasmette una serenità infinita. Indossa
un vestito di un bellissimo colorearancione. Ha tinto lui stesso la stoffa
regalatagli da persone che abitano a più di venti chilometri da dove vive,
nella giungla, e fanno la fila per occuparsi di lui. Ne possiedealtri due.
Una ciotola di metallo usato per lecampane tibetane e un paio di sandali sono
gli altri unici oggetti che gli appartengono. Gothatuwe Sunianaloka Thero è
un monaco della tradizione Theravada, la più antica dellinsegnamento
buddista. Una strada che lui ha scelto alletà di ventanni,
quando lasciò la famiglia, gli amici e tutto ciò che possedeva per
andare da solo nella giungla a meditare. Più della metà della
sua vita lha passata inquesto modo. Sorride quando gli chiediamoper
quale ragione è venuto in Ticino. «Sono stato invitato - risponde
- e non potevopermettermi di rifiutare». Ad invitarlo è stata
lassociazione, spiega Selena Calloni di Holos International, che ci ha aiutato nella
traduzione: «Lo abbiamo incontrato per `caso nella giungla qualche
anno fa. Allinizio non voleva riceverci ma poi ha accettato di incontrarci
e di meditare con noi. Dopo averlo visitato altre volte è natalidea
di invitarlo. Ma non è stato facile. Non possedeva i documenti, abbiamodovuto
procurarglieli. E per farlo venire inSvizzera abbiamo addirittura dovuto assumere
un avvocato». Lassociazione si è impegnata davvero tanto
per ospitarlo in Ticino perché il monaco è uno dei rappresentanti
dellinsegnamento buddista più originario che, come lui stesso tiene
a precisare, non è una religione, ma un percorso di conoscenza di sé.
Una strada lungo la quale «non sisviluppano attaccamenti a cose, oggetti
e persone e nemmeno si mantengono legami familiari». Gothatuwe SunianalokaThero
è felice di parlare della meditazione vipassana. E riesce ad illustrarla
non come un intellettuale che lha appresa dai libri, bensì come una
persona che la pratica tutti i giorni. Anzitutto, la respirazione, che vaeffettuata,
spiega il monaco, «cercando di fare in modo che laria entri dal centro
del naso senza toccare le pareti esterne. Questo sistema consente di arrestare
i pensieri svuotando la mente. Può apparire difficile, ma con la pratica
il corpo lo applica automaticamente. Ciò ci permette di liberarci dalla
schiavitù della mente che ci `tormenta con idee e illusioni cheprovengono
dallesterno». La meditazione è invece come un `viaggio
allinterno di noi stessi. Meditazione che prevede, prosegue Gothatuwe Sunianaloka
Thero, «di calarci in 32 parti del corpo, dallesterno allinterno,
in modo da riuscire a scoprire come pensa il corpo». In questa pratica
occorre però una certa disciplina, anche se si può giocare conlei.
«Lideale - osserva il monaco - sarebbe di ritagliarsi un po
di tempo ogni giorno (meglio se si riesce a farlo allalba, quando il cervello
sboccia e in un bosco in mezzo agli alberi). La pratica quotidiana
oltre a regalarci una sensazione di grande benessere, rompe la ruota, la `samsara
; una sorta di ipnosi che ci ingabbia senza che ce ne accorgiamo». In questo
modo, il nostro cervello si `apre e riesce ad interrompere laroutine quotidiana.
Gothatuwe Sunianaloka Thero è scioccato da alcuni aspetti delle nostra
società. In particolare, lo sorprende la rincorsa al benessere tramite
i medicamenti. Secondo lui, «il corpo non si ammala se si segue la strada
del Budda. Anzi è felice.perché produce azioni virtuose». Nella
vita di tutti i giorni, secondo le indicazioni del Budda, bisogna evitare gli
eccessi, senza compiere azioni che ti spingono a guardare al di fuori di te stesso.
A.R. Articolo uscito su: La Regione il 9 agosto 2004 |