LO STUDIO
SCIENTIFICO DEGLI STATI DI COSCIENZA
di Marco Margnelli
Dopo più di venti anni di studi sono arrivato alla conclusione
che gli stati di coscienza possono essere paragonati al software
dei computer e cioè a dei programmi operativi mediante i
quali il cervello, o meglio, la corteccia cerebrale, elabora le
informazioni che le arrivano dall'ambiente esterno o da quello interno.
Tale paragone è molto utile per capire la natura e la struttura
dei vari stati di coscienza e con ciò capire i rapporti che
li collegano tra loro, capire la loro fenomenologia e, probabilmente,
capire come usarli appropriatamente. Il primo indizio di tale possibilità
mi venne fornito dall'affermazione di molti studiosi degli stati
di coscienza, primo tra i quali Charles Tart, che la coscienza è
il prodotto finale di un apprendimento progressivo, la prima tappa
del quale è l'acquisizione dell'identità: quando un
bambino dice "Io" rivela di essersi riconosciuto come
un individuo e di avere capito che esiste un "dentro",
una interiorità, e un "fuori", la realtà
esterna La seconda tappa dell'ontogenesi della coscienza consiste
nella progressiva costruzione, attraverso le esperienze dei sensi
di un modello mentale della realtà fisica, che Roland Fischer
chiama "mondo interno di riferimento" e la codificazione
delle percezioni elementari, tipo caldo/freddo, liscio/ruvido, buio/luce,
in strutture cognitive che Fischer chiama "costanti interne
di riferimento". La realtà di questi processi è
dimostrata sia dalla sinaptogenesi guidata, secondo il modello del
darwinismo neuronaie di Gerard Edelman, che da quegli esperimenti
in natura che sono i "bambini lupo" e cioè da quei
bambini che, rapiti in tenerissima età da animali selvatici,
vengono poi da questi allevati e sviluppano, come dimostrò
per primo Jean Itard studiando il bambino selvaggio dell'Aveyron,
una coscienza simile a quella degli animali presso i quali sono
cresciuti senza poter più recuperare una coscienza umana.
Il mondo interno
di riferimento è un modello convenzionale della realtà,
nelle sue linee generali valido universalmente (un albero è
tale per un europeo quanto per un indiano o un aborigeno australiano,
il ghiaccio è freddo anche per gli esquimesi, il concetto
che ha di un fiume un cinese è uguale a quello che ne ha
un tuareg, e così via), leggermente differenziato in qualche
dettaglio di cultura in cultura.
Se lo si immagina come un programma operativo informatico si capisce
non solo che serve a dare un significato alle informazioni dei sensi,
collocandole appropriatamente nel modello di realtà (l'erba
può essere verde o gialla, mai blu o rossa, una legnata in
testa fa male, gli uomini non possono volare, e cosi via) e cioè
che serve a elaborare informazioni, ma anche che può elaborarle
in modo limitato e stereotipato.
Un secondo indizio sulla possibilità di paragonare gli stati
di coscienza ai programmi di software mi venne suggerito dagli studi
di Roger Sperry, Joseph Bogen e Michael Gazzaniga sui cosiddetti
"cervelli divisi" e cioè su quei pazienti nei quali,
per curare gravissime forme di epilessia, era stato sezionato il
corpo calloso e cioè il fascio di fibre nervose che collegano
tra loro i due emisferi del cervello.
Questi studi dimostravano abbastanza chiaramente che le due metà
dell'encefalo elaborano le informazioni in modo differente: solo
il sinistro, l'emisfero dominante, possiede un preciso modello di
realtà ed è in grado di fare sintesi concettuali,
cioè connettere le informzioni in costrutti logici, mentre
l'emisfero destro, detto anche emisfero minore, usa rappresentazioni
di realtà gestaltiche o olistiche, nel senso che tende a
interpretare il senso globale o emotivo di una situazione senza
prestare troppa attenzione ai dettagli.
Secondo Gazzaniga la superiorità dell'emisfero sinistro sul
destro, detta dominanza, deriva dal fatto che in esso risiede il
centro di Broca, il centro del linguaggio, il che significa che
lo sviluppo e l'educazione di questa funzione, che non è
limitata alla capacità di parlare ma si estende a tutte le
funzioni collegate al linguaggio (comprensione delle parole, possibilità
di leggere e scrivere, possibilità di collegare le parole
in frasi, e così via), sono i processi attraverso cui viene
costruito il mondo interno di riferimento.
Un altro motivo di superiorità consiste nel fatto che l'emisfero
sinistro mediante il linguaggio, al contrario del destro che è
muto, può comunicare con gli emisferi sinistri di tutti gli
altri esseri umani condividendo con essi esperienze, interpretazioni
e modelli di realtà.
Da queste
scoperte nascevano due grossi interrogativi e cioè che tipo
di programma operativo usasse l'emisfero destro e, giusta l'idea
che la coscienza dell'emisfero sinistro sia il frutto di un apprendimento,
come questo si fosse formato.
Una parziale risposta a queste domande mi è stata data da
un'altra scoperta fatta sui pazienti con il cervello diviso: molti
di essi dichiaravano che dopo l'intervento di deconnessione emisferica
avevano smesso di sognare, Un controllo elcttroencefalografico dimostrò
che nel cervello destro si aveva il normale svolgimento dell'ipno-gramma,
che prevede circa cinque episodi di sonno REM e cioè cinque
sogni per notte, mentre nel sinistro il sonno REM mancava.
In altre parole, l'emisfero destro continuava a sognare ma essendo
tagliate le vie di comunicazione con l'altra metà dei cervello,
il sogno non poteva essere vissuto anche nell'emisfero sinistro.
Questa osservazione implica due conseguenze straordinarie: innanzitutto
che durante il sogno la dominanza emisferica si inverte e in secondo
luogo che l'emisfero destro potrebbe essere la sede dell'inconscio.
L'inversione della dominanza rivela il tipo di programma operativo
che utilizza l'emisfero destro e cioè un programma dove non
esiste un modello di realtà preciso e rigoroso come quello
del cervello sinistro, ma è possibile qualunque modello,
così che l'erba può essere blu, gli umani possono
volare, una legnata in testa può smorzarsi in un "pofF
morbido e gommoso e gli animali possono parlare.
E' un programma operativo che elabora le informazioni secondo le
regole dei cosiddetto "processo primario" e cioè
del pensiero onirico, così come lo ha descritto Signumd Freud.
Ciò potrebbe significare che l'emisfero destro sia la sede
dell'inconscio e che la sua funzione principale sia quella di fabbricare
i sogni così che si avrebbero due coscienze, quella diurna
facente capo all'emisfero sinistro che serve per vivere nella realtà
fisica e quella notturna facente capo al destro che dovrebbe servire
per destreggiarsi nell'irrealtà o a realizzare lo scopo del
sogno, qualunque esso sia, visto che finora non lo abbiamo ancora
capito.
Tuttavia,
se la lateralizzazione a destra dell'attività onirica fornisce
forti indizi su quale sia il programma operativo dell'emisfero minore,
nulla dice riguardo l'ontogenesi di tale tipo di coscienza.
Mentre quella dell'emisfero sinistro è guidata dai sensi,
e cioè dalle informazioni sensoriali che provengono dall'ambiente,
quella del destro dovrebbe formarsi attraverso sensazioni interne
durante il sonno, quando il cervello è isolato dalla realtà
esterna, ma non è molto chiaro quali possano essere queste
sensazioni né a quale modello di realtà interna possano
dare luogo e neppure se questi processi avvengano durante il sonno
NREM o quello REM.
L'esistenza di due programmi operativi con le caratteristiche appena
descritte, però, indicherebbe quale sia la struttura della
trance ipnotica, e cioè di uno stato di coscienza ancora
oggi ritenuto da molti misterioso e indecifrabile ma che potrebbe
rivelarsi il papa o la mamma dì molti stati modificati dì
coscienza.
Infatti se lo si considera una condizione di più o meno profonda
inversione della dominanza emisferica si potrebbe spiegare come,
in trance, qualunque suggestione venga accettata purché suggerisca
anche un modello di realtà.
Si potrebbe così spiegare, per esempio, il meccanismo dell'analgesia
o dell'anestesia ipnotiche che, come è noto, possono essere
talmente profonde da permettere anche interventi chirurgici notevolmente
dolorosi.
Supponiamo che un soggetto debba essere operato ad un ginocchio:
in questo caso l'ipnotizzatore gli dirà: "Tra poco dal
tuo ginocchio giungeranno ad una parte profonda della tua mente
varie sensazioni ma non si tratterà di vero dolore, saranno
sensazioni di calore e bruciore simili a quelle che ti potrebbe
causare il sole'.
L'ipnotizzatore, dunque, non solo dirotta il dolore "in una
parte profonda della mente" ma suggerisce anche un modello
di realtà (una esposizione al sole) e una falsa interpretazione
delle sensazioni dolorifiche che sono possibili solo in una coscienza
che non può collocarle in un modello di realtà che
le riconoscerebbe come dolore.
Molti studiosi dell'ipnosi oggi sono convinti che lo stato di trance
consista proprio nell'inversione della dominanza emisferica anche
se purtroppo non è stato ancora possibile produrre prove
sperimentali di tale fatto.
Si parla di "dissociazione fisiologica" o di "neo-dissociazione",
tornando al concetto di trance che aveva formulato Pierre Janet
e cioè al concetto di "désagregation mentale"
con il quale l'acuto studioso francese spiegava molti "automatismi
psicologici" quali, per esempio, il fenomeno della scrittura
automatica o della levitazione degli arti, ipotizzando che una parte
della coscienza si "disaggre-
gasse" dalla coscienza ordinaria e potesse comportarsi autonomamente
da essa.
La possibilità di tale dissociazione fisiologica, e cioè
naturale e reversibile, è rivelata da fenomenologie semplici,
di comune esperienza, quali la possibilità di recarsi in
un luogo leggendo contemporaneamente un libro e delegando al "pilota
automatico" l'esecuzione dei movimenti della deambulazione
e la corretta osservanza del percorso oppure dalla possibilità
di conversare con un passeggero mentre si guida un'automobile delegando
ad un'altra parte della coscienza l'esecuzione dei gesti e dei movimenti
che richiede la guida.
Sfruttando opportunamente questo dispositivo mentale naturale e
cioè intensificandolo e approfondendolo, si possono provocare
o possiamo autoprovocarci importanti modificazioni dello stato di
coscienza che possono cumulativamente essere definite trances o
vari stadi di essa.
Come sosteneva Janet, così si possono spiegare le trances
medianiche, le trances sciamani-che, le doppie personalità,
gli stati di possessione, gli stati di coscienza che si sviluppano
durante riti a forte impatto emotivo, vari stati di coscienza mistici
e perfino l'estasi religiosa.
Il fatto che tali stati possano svilupparsi all'improvviso senza
che chi lì subisce abbia fatto nulla per provocarseli, potrebbe
indicare un meccanismo di dominanza emisferica debole ovvero una
bassa soglia di dissociazione suggerendo un rovesciamento del paradigma
interpretativo di tali fenomeni: invece che giudicare i medium e
gli sciamani degli isterici o dei nevrotici, vederli, secondo quanto
sostiene George Lapassade, come dei maestri di autogestione della
dissociazione e con ciò passare dal paradigma "dell'isteria
o della dissociazione patologica" a quello che, sempre Lapassade,
ha chiamato il "paradigma della trance".
La trance
ipnotica, dunque, merita di essere studiata a fondo ma già
da quanto è stato possibile stabilire sperimentalmente è
chiaro che la sua essenza va cercata a livello neuropsicologico
e cioè a livello delle strutture cerebrali che ricevono,
riconoscono, interpretano ed elaborano le informazioni: la trance
non comporta modificazioni dell'hardware ma un cambiamento del software.
Ciò spiega bene l'elusività degli studi sulla neurofisiologia
e la psicofisiologia della trance: non esiste un elettroencefalogramma
peculiare dello stato di ipnosi, come invece esiste per i vari stadi
del sonno e se una suggestione di anestesia in alcuni soggetti provoca
delle modificazioni dei potenziali evocati mentre in altri fallisce,
occorre spiegare come delle semplici parole, che poi non sono altro
che una bugia, siano in grado di influenzare il funzionamento dei
neuroni e non l'inverso.
La differenza
dei programmi operativi dei due emisferi emerge con chiarezza anche
in un altro stato di coscienza che meriterebbe studi più
approfonditi: lo stato ipna-gogico, e cioè lo stato di transizione
dalla veglia al sonno, uno stato che tutti noi, ogni sera della
nostra vita, sperimentiamo mentre ci stiamo addormentando.
Se si riesce a prolungarlo per periodi di tempo più lunghi
dei due o tre minuti abituali, è facile vivere esperienze
allucinatene tanto curiose e divertenti quanto interessanti: sì
possono vedere immagini vividamente colorate che compaiono come
diapositive proiettate per pochi secondi, avere sensazioni di deformazione
del corpo, di perdita del peso, di essere toccati o anche udire
voci, suoni o melodie che non provengono dall'esterno ma bensì
dall'interno del cervello.
Sono allucinazioni.
Gli studiosi che si sono interessati a fondo a questo stato della
coscienza, parlano di "sogni abortivi", di "stato
nel quale si può assistere alla nascita dei sogni",
di possibilità "di studiare i sogni alla loro fonte",
e così via senza essere in grado di spiegare sia la precisa
provenienza dei materiali allucinateti, che i meccanismi attraverso
i quali si formano.
Alla luce della scomparsa del sonno REM nell'emisfero sinistro dei
cervelli divisi, è ragionevole ipotizzare che lo stato ipnagogico
sia il momento nel quale si ha l'inversione della dominanza emisferica
e il cervello sinistro "passa le consegne" al destro.
Se ciò è vero, le immagini che vengono viste, i suoni
che vengono uditi o le false sensazioni corporee che vengono avvertite,
sono 'informazioni' che, proiettato dal cervello destro nella coscienza
di sinistra, essendo incongruenti con il modello di realtà
della coscienza ordinaria, vengono riconosciute come "allucinazioni".
Anche i sogni,
ricordati al risveglio, vengono riconosciuti dal cervello sinistro
come "irreali" rivelando, con chiarezza, che certi materiali
psichici provenienti dal cervello destro quando entrano nella coscienza
della veglia vengono analizzati, o meglio, confrontati con il modello
della realtà fisica e possono essere classificati come "non
appartenenti alla realtà" perché non risultando
coerenti con esso.
Similmente, le molecole allucinogene provocano l'intrusione nella
coscienza vigile di percetti incongruenti con il modello dì
realtà e, giusto il paragone tra stati di coscienza e programmi
operativi, agiscono come virus informatici.
Nella trance ipnotica si verifica l'inverso: l'ipnotizzatore, assumendo
il ruolo di cervello sinistro, può suggerire al cervello
destro, teoricamente, qualunque cosa con la certezza che la coscienza
ipnotica l'accetterà perché non ha nessun modello
di realtà con il quale confrontarla.
A questo punto diventa molto interessante la condizione del sogno
lucido e cioè la condizione che si viene a creare quando
si sogna avendo coscienza di stare sognando e cioè quando
la coscienza del cervello di sinistra resta accesa durante il sogno
e ha consapevolezza di star assistendo all'attività del cervello
destro.
Noi siamo abituati a pensare i sogni come avvenimenti mentali sui
quali non abbiamo alcun potere di intervento.
In altre parole, siamo abituati a "subire' i sogni senza poterne
decidere la trama, senza poterla modificare, senza poter interrompere
un sogno sgradevole oppure senza poter scegliere se agire all'interno
del sogno come protagonisti o, al contrario, restarne fuori come
spettatori.
Sognare lucido significa acquisire appieno questo potere di intervento
e cioè imporre alla coscienza di destra qualunque modello
di realtà sicuri che, come nella situazione della trance,
esso verrà accettato e "messo in scena" con la
massima fantasia, la massima libertà e la massima creatività.
Converrà
ricordare che il sogno lucido, per lungo tempo, è stato considerato
dalla psicologia accademica come un'illusione:
Hai sognato di stare sognando veniva detto agli sprovveduti onironauti
che riferivano entusiasticamente le loro esperienze.
Oggi dopo che una ventina d'anni or sono Stephen La Berge riuscì
a dimostrarne sperimentalmente la possibilità, il sogno lucido
è stato inserito nel "catalogo ufficiale" della
fenomenologia della coscienza ed è attivamente studiato in
molti laboratori del sonno.
Il fatto è che questo fenomeno infrange una convinzione dogmatica
della neurofisiologia classica e cioè la mutua esclusività
degli stati dì coscienza: o si è svegli, o si dorme
o si sogna, ma non si può essere contemporaneamente in due
stati.
E, d'altra parte, se materiali onirici potessero intrudere nella
coscienza diurna si finirebbe in pronto soccorso e lo psichiatra
di guardia non avrebbe nessun dubbio nel diagnosticare una sindrome
dissociativa.
Dunque il sogno lucido, la trance e lo stato ipnagogi-co portano
in primo piano il fenomeno della dominanza emisferica, una barriera
funzionale provvidenziale, sull'essenza dei quale non si sa praticamente
nulla.
La scomparsa
dei sonno REM nei com-misurotomizzati, tuttavia, induce a fecalizzare
l'attenzione sulla neurofisiologia del tronco encefalico nel quale,
come è abbondantemente noto, risiedono le strutture responsabili
della veglia, del sonno e del sogno.
Nessun onirologo sperimentale ha mai segnalato una asimmetria emisferica
nell'inizio del sonno REM, probabilmente perché nel cervello
intatto tale asimmetria dura pochi secondi e cioè una volta
che la dominanza si è invertita, il cervello sinistro viene
invaso dal sogno e la sua attività elettrica (il suo EEG)
diventa indistinguibile da quello dell'emisfero destro.
Nel cervello diviso, invece, ciò non può più
avvenire e l'emisfero sinistro resta in sonno NREM.
Poiché lo stato di veglia e la progressiva riduzione del
livello di vigilanza che precede il sonno sono regolate da strutture
troncoencefaliche, così come l'innesco dei sonno NREM e l'avvio
del sonno REM dipendono da aggregati di neuroni che risiedono nella
stessa zona, è probabile che l'inversione di dominanza venga
comandata da queste stesse strutture.
Oltre alla
scomparsa del sonno REM nei cervelli divisi, questo sospetto nasce
anche dallo studio dell'estasi mistica, uno stato di coscienza raro
e misterioso che io e i miei collaboratori abbiamo potuto indagare
sperimentalmente per una quindicina d'anni.
Analizzando gli avvenimenti psicofisiologici che precedono l'innesco
dell'estasi e cioè il comportamento delle sensibilità
tattile e dolorifica, la progressiva perdita di contatto con l'ambiente,
il trasferimento dell'attenzione dall'ambiente esterno in quello
interno nonché la concentra-zione dell'attenzione su contenuti
mentali, è risultato chiaro che gli eventi che preparano
la caduta in estasi sono simili a quelli che precedono la caduta
nel sonno, nonché a quelli che precedono l'entrata in trance
ipnotica e, probabilmente anche a quelli che caratterizzano il raggiungimento
di uno stato di meditazione profonda.
Si può allora ragionevolmente pensare che le operazioni psicomentali
che compiamo per addormentarci, quelle che suggerisce un ipnotizzatore
per sviluppare lo stato di trance, quelle che si svolgono prima
della caduta in estasi e quelle che vengono messe in atto da un
meditatore portino tutte a una startingline dalla quale si possono
sviluppare il sonno, la trance o l'estasi.
Il tronco encefalico, in questo caso, sarebbe la regione dalla quale
originano i comandi per modificare lo stato di coscienza, per invertire
la dominanza emisferica e, quindi, per cambiare il software mentale.
In questo
caso, l'estasi si configurerebbe come la situazione simmetricamente
opposta al sogno lucido, nel senso che l'attivazione dei software
dell'emisfero destro senza lo spegnimento della coscienza vigile
permetterebbe alla coscienza onirica di invadere quella diurna.
Questa, non potendo controllare la provenienza degli eventi che
vive e cioè riconoscerli come allucinatori, li riterrebbe
reali e, finita l'estasi, racconterebbe di essere "uscita da
se stessa" ed essere "volata in un'altra dimensione"
e cioè fornirebbe l'unica spiegazione che conserva la validità
dei mondo interno di riferimento.
Ciò significa che, nel caso dell'estasi, la coscienza del
cervello destro può imporre il suo "modello di irrealtà"
e che la coscienza razionale la accetta.
Formalmente e psicofisiologicamente ci sono molte somiglianze tra
estasi e ipnosi, tanto che se invece che "estasi" la si
chiamasse "trance estatica" si costituirebbe una categoria
fenomenologica che può contenere le esperienze estatiche
di tutti i popoli, dì tutte le culture e dì tutte
le religioni.
Tuttavia, gli estatici, a qualunque confessione religiosa appartengano,
negano con vigore tale parentela e probabilmente il percorso processuale
attraverso cui si sviluppa, e cioè l'attivazione della coscienza
onirica con la contemporanea piena funzionalità della coscienza
critica, da loro ragione.
Al di la di ciò, qualunque sia la configurazione funzionale
della coscienza estatica, simil-ipnotica o simil-onirica, andrà
spiegato il fatto che l'estasi induce quasi costantemente esperienze
mistiche mentre la trama dei sogni, come tutti sappiamo, è
mutevole e bizzarra.
Paragonare
gli stati di coscienza a programmi di elaborazione dati significa
certamente utilizzare una metafora riduttiva e limitante, come tutte
le metafore tecnologiche che sono state inventate per spiegare/spiegarci
come funziona, il cervello.
Nell'era dei computers era fatale che le metafore si ispirassero
a questi strumenti e al loro modo di funzionare, stando, però,
molto attenti a non dimenticare che i computer imitano il cervello
umano e non l'inverso.
Nondimeno
la metafora mi sembra utile a trarre due importanti conclusioni:
prima di tutto che gli stati di coscienza fondamentali sono e restano
effettivamente tre, il sonno, il sogno e la veglia, e, in secondo
luogo, che a questi corrispondono due differenti modalità
di elaborazione dei dati le cui combinazioni reciproche sono in
grado di spiegare buona parte della fenomenologia della coscienza
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