IL
TANTRA BUDDISTA
Una delle immagini che mi hanno molto colpito occupandomi di Buddismo
tibetano è quello dello specchio: la nostra mente è
come uno specchio ora coperto di polvere, di sporcizia, ma al fondo
limpido, puro. Questa è la natura della mente: da sempre chiara,
offuscata da errori che commettiamo per ignoranza e per egoismo. Una
simile niente vuota di errori, non è una mente vuota - cioè
il nulla come si legge talvolta - ma al contrario è una mente
piena di amore, di compassione per ogni cosa.
Se si supera l'egoismo, l'attaccamento, la rabbia, ecc.
cosa resta infatti? Resta un'apertura totale all'altro, il desiderio
di aiutarlo nella sua unicità: resta una mente piena di amore
e compassione.
Come
ottenere e vivere nella chiarezza - la mente illuminata - è
l'obbiettivo degli insegnamenti che Budda Sakyamuni nel VI secolo
avanti Cristo ha dato e che molti maestri continuano a tramandarci.
1) Il Tantra è uno di questi insegnamenti: l'insegnamento
più alto.
Ma sarebbe esercizio sterile, come costruire una casa senza occuparsi
delle fondamenta, affrontare il Tantra senza conoscere e aver fatto
propri gli insegnamenti che lo precedono e che già portano
ad alti traguardi.
"Aver fatto proprio", è il caso di sottolinearlo,
significa aver fatto l'esperienza: non si tratta di conoscenza intellettuale.
L'insegnamento
buddista si suddivide in due vie fondamentali: l'Hinayana o piccolo
veicolo che mira al raggiungimento dell'illuminazione per il proprio
beneficio; il Mahayana o grande veicolo per il beneficio di ogni
essere senziente.
Il Mahayana si divide a sua volta in veicolo causale ed in veicolo
risultante, chiamato anche Tantra.
via del diamante, via del Vajra - sono tutti sinonimi.
Il
piccolo veicolo si basa sulle quattro nobili verità e sulla
legge dell'azione e dei risultati.
Cosa vuoi dire? Le quattro nobili verità affrontano la situazione
dell'uomo caratterizzata dalla sofferenza; ne definiscono le cause,
chiariscono quale sia il cammino per trasformare l'esistenza ed
il risultato a cui giungere.
La legge dell'azione e dei risultati affronta il tema del comportamento
corretto:
tutte le azioni motivate da un disturbo mentale - l'ignoranza, il
desiderio, l'odio, la gelosia, ecc.
- ed il cui risultato è pregiudizievole per se stessi e per
gli altri sono negative.
Ogni azione la cui motivazione sta invece in uno stato positivo
della mente ed il cui risultato a breve e a lungo termine è
di beneficio per se stessi e per gli altri è positiva.
Bisogna dunque essere in chiaro e vivere di conseguenza.
La metafora buddista parla delle perturbazioni mentali come di malattie
e dell'insegnamento - il Dharma - come della medicina; il maestro
o Lama è il medico.
Come si è detto, l'obbiettivo del piccolo veicolo è
quello del beneficio personale, ma è chiaro che di riflesso
tutti ne trarranno beneficio.
Il
grande veicolo o Mahayana mette invece al centro l'obbiettivo di
raggiungere l'illuminazione proprio a beneficio del prossimo.
Come detto esso si suddivide in veicolo causale ed in veicolo risultante
o Tantra.
Il
veicolo causale lavora proprio sulle cause della sofferenza il cui
superamento porta al traguardo dell'illuminazione.
Tre sono i mezzi: la rinuncia, lo spirito dell'illuminazione per
gli altri e la corretta visione.
La rinuncia significa scegliere di lasciare la vita basata sull'egoismo,
sulle cose effimere: obbiettivo da raggiungere nella vita quotidiana
e non necessariamente ritirandosi in una grotta o in un convento.
Si rinuncia alla vita segnata dalla sofferenza - il Samsara -per
muoversi verso uno stato di armonia, di gioia - il Nirvana -.
Man mano che si capisce la propria situazione e che ci si libera
si prova un sentimento di compassione e di amore per coloro che
vivono ancora nella sofferenza, si prova il desiderio di aiutarli.
Ma la premessa è innanzitutto la liberazione personale, condizione
per poter davvero aiutare l'altro.
Il desiderio di raggiungere la propria illuminazione a favore del
prossimo è ciò che s'intende per spirito dell'illuminazione
o Bodhicitta.
Chi ha scelto di vivere in questo modo è un Bodhisatva.
La
terza componente del veicolo causale è la corretta visione.
Cosa significa? Significa capire profondamente il modo in cui esistono
le cose perché ciò è la fonte di molti errori.
Spesso pensiamo che le cose abbiano un'esistenza propria, che restino
perciò nel tempo.
Invece l'esistenza di ogni cosa è condizionata da cause o
come si dice ogni cosa è vuota di esistenza propria",
perché dunque attaccarsi alle cose se sono transitorie, dei
miraggi, delle illusioni? E' questa concezione - la vacuità
- a poterci liberare da tanti errori come l'attaccamento, la gelosia,
l'invidia, ecc.
Il
cammino va dunque fatto - insegna il Dhanna - seguendo il metodo
dell'amore e della compassione e seguendo la saggezza sulla esistenza
ultima delle cose.
Il
veicolo risultante o Tantra è considerato il più alto;
si dice che un praticante particolarmente idoneo possa raggiungere
grazie al Tantra l'illuminazione in una sola vita.
Il Tantra si basa su tutto quanto è stato fin qui scritto:
si deve basare cioè su fondamenta assai solide.
Pensare al Tantra, come spesso viene inteso, come via del piacere
sfrenato, ecc.
.
.
è dunque completamente sbagliato.
Perché
il Tantra è detto veicolo risultante? Perché si usa
il metodo di immaginarsi già realizzati, dunque perché
si anticipa il risultato: strada pericolosa per
chi non ha sviluppato la rinuncia, lo spirito dell'illuminazione
e capito la vacuità.
Si può cadere infatti vittima di mania di grandezza, di diverse
inflazioni dell'Io, ecc.
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.
Proprio per questo è necessario un maestro tantrico qualificato
che trasmetta l'insegnamento e che accompagni il meditante.
Dunque
nella meditazione ci si trasforma in Budda cioè in un Illuminato.
Si lavora con l'immaginazione e ciò è molto efficace;
si avvia infatti un processo di autogenerazione.
Le potenzialità che già sono in noi si manifestano
in un contesto di grande purezza: potenzialmente siamo già
un Budda! Simili meditazioni richiedono grandi capacità di
concentrazione - Vipassana - e di analisi - Samatha - e ciò
può solo essere il risultato di un grande impegno.
Tutte
le emozioni, tutti i desideri vengono coinvolti e trasformati in
purezza ciò che da una gioia ben superiore a quella mondana.
Accanto
alle pratiche mentali, ci sono recitazioni di Mantra, offerte e
prosternazioni.
Dunque il corpo, la parola e la mente sono utilizzati per procedere
nel cammino.
Queste
meditazioni appartengono alla fase di produzione: di produzione
cioè di questa identificazione profonda con un Budda.
Segue
poi la fase della realizzazione, la fase conclusiva.
Le meditazioni che fin qui si sono basate sullo spirito ed il corpo
grossolano, utilizzano ora lo spirito ed il corpo sottile, cioè
l'energia - il prana - che circola nei canali sottili del corpo.
Poiché lo spirito e le energie sono strettamente legate,
agendo sulle energie si influisce sullo spirito e viceversa (lo
si vede bene nelle malattie psi-cosomatiche).
Lo spirito e le energie sono gli elementi più importanti
del nostro corpo.
Utilizzando
il corpo sottile e le energie che vi circolano si può indurre
una coscienza più sottile: perfino una coscienza chiarissima
che permette di illuminare, di purificare, di liberare da ogni attaccamento
anche le energie più fini che determinano la rinascita.
Questo stato purissimo della mente è detto "chiara luce"
ed è ciò che conoscono i morenti nel bardo (bardo
è lo stato intermedio tra la morte e la rinascita) e che
- se preparati - permette loro di evitare la rinascita.
1 praticanti del Tantra si preparano in questo senso al trapasso
e possono ottenere già in vita la chiara luce della liberazione,
cioè l'illuminazione più alta.
Tantra
significa continuità dello spirito e delle energie più
sottili.
"Tra" significa proprio liberazione di questa continuità.
Il
Tantra buddista così inteso, è qualcosa di logico,
di molto strutturato, non di magico.
Le pratiche devono essere fatte in uno stato di coscienza chiara,
lucida, con grande controllo e sotto la guida di un maestro qualificato.
1)
Fonti:
mi sono basato principalmente sul recente testo di Gonsar Rimpoche:
Tantra, Une introduction, édition Rabten 2000, CH-1801 Le
Mont Pelerin; mi sono pure servito del volume di Lama Yesche: La
via del Tantra, una visione di totalità, Chiara Luce Edizioni,
Pomaia Italia, 1988 poi ripubblicato più volte; mi sono pure
avvalso del testo di Lama Sherab Gyalsen Amipa: L'apertura del loto,
Edizioni Mediterranee, Roma 1992.
Guido
Ferrari è giornalista e regista televisivo.
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