LA CULTURA
EMERGENTE DELLA NUOVA ERA
di Enrico Cheli
In questi
ultimi anni si assiste in tutto il mondo occidentale ad una considerevole
espansione del fenomeno "New Age" che - sviluppatesi sopratutto
negli Stati Uniti, dove ormai si è ben integrato - si è
poi esteso anche in altri paesi occidentali, inclusa l'Italia, dove
però - pur se presente da oltre dieci anni - ha raggiunto
solo di recente la soglia di visibilità del grande pubblico.
Molti ne parlano ma pochi sanno realmente di cosa si tratta: la
New Age è una religione, una filosofia, una moda o cos'altro.
Su quali presupposti si basa.
Quali sono i suoi concetti chiave.
Che metodi propone.
E ancora: Come nasce, dove affondano le sue radici culturali.
E come si pone in rapporto ad altre religioni e filosofie.
E alla politica.
Non è facile definire una realtà composita e in continua
evoluzione come quella della New Age, che non nasce da radici o
ideali univoci, ma da una pluralità di luoghi, persone, progetti,
aspirazioni, situazioni. Il termine stesso "New Age",
come tutte le etichette rispecchia solo una parte del tutto e bisogna
stare quindi attenti ad usarla senza abusarne. Purtroppo, anche
da parte di giornalisti e studiosi si tende spesso a fare confusione,
e a classificare come "New Age" gruppi e correnti di pensiero
che non lo sono affatto. Vediamo dunque di fare un po' di chiarezza,
iniziando col precisare chi e che cosa non è, né può
essere considerato, New Age.
Fraintendimenti sulla New Age Per prima cosa non sono New Age le
sette, di qualunque tipo, poiché lo spirito New Age è
per la massima apertura e interscambio, mentre la setta è
per definizione chiusa, una realtà a sé che distingue
rigidamente tra "noi" e "voi" e richiede ai
nuovi adepti l'adesione totale alla propria filosofia e metodo,
una scelta radicale tra noi e gli altri.
Ciò è palesemente inconciliabile con lo spirito libertario
e interculturale della New Age.
Inoltre, le sette si basano su dei guru, viventi o non, ma comunque
esclusivi, indiscutibili, mentre la New Age è per un apprendimento
aperto, non da uno ma da più maestri, con l'obiettivo finale
di sviluppare il maestro interiore, quel nucleo di saggezza che
risiede in ognuno di noi.
La confusione spesso è dovuta al fatto che alcune sette possono
in parte ispirarsi a concetti e metodi simili a quelli della New
Age, ma questo non è sufficiente ad accu-munare queste due
realtà: infatti, dato il suo orientamento sincretico e interculturale,
la New Age attinge da molteplici fonti e dunque può capitare
che anche altri vi attingano, ma ciò non significa che siano
la stessa cosa.
La New Age non è nessuno dei frammenti di cui si compone,
ma è l'insieme di essi, e la sua peculiarità è
proprio quella di mettere insieme concetti e metodi diversi e integrarli
in un sistema globale.
Una confusione ancora più grave, spesso ricorrente nei mass
media, è quella tra la New Age e le sette sataniche.
Abbiamo già detto che la parola stessa "setta"
è in antitesi con lo spirito della nuova era; a maggior ragione
il satanismo, che punta a ottenere ricchezze materiali e potere
sugli altri, con metodi violenti e di disprezzo per la persona,
laddove la nuova cultura emergente è invece orientata su
valori esistenziali positivi, quali la pace, la coscienza planetaria
e lo sviluppo armonico del potenziale umano.
E ancora,
non c'è niente di New Age nei maghi, cartomanti e astrologhi
e veggenti, anch'essi peraltro spesso accumunati erroneamente o
strumentalmente alla cultura emergente, dai mass media.
Alcune branche della New Age attingono, è vero, anche dall'ambito
della divinazione, del-l'astrologia, della medianità, ma
con tutt'altro approccio.
C'è
poi chi crede che la New Age sia una religione o un culto; che sia
una moda che viene dalla California; che si tratti di una strategia
commerciale; che sia immorale; che non creda in Dio; e c'è
anche chi sostiene che la New Age sia finita e ci sia già
una Next Age.
Ebbene, la
New Age non è nessuna di queste cose.
Non è
affatto finita, per il semplice motivo che è appena agli
inizi: se un bambino mostra qualche cambiamento non va certo interpretato
come un segno di decadenza ma semmai di crescita.
Non è un culto, ma piuttosto un nuovo punto di vista sulla
realtà e sul ruolo degli esseri umani su questo pianeta,
insemina una cultura emergente.
Non è una religione, anche se questo non vuoi dire che essa
non creda in Dio, anzi, è profondamente spirituale, ma interessata
più alla religiosità, che alla religione, nel senso
che mentre "religione" denota una particolare dottrina
e una collegata istituzione, con una sua organizzazione, gerarchla
e ideologia, "religiosità" esprime un atteggiamento
interiore, una dimensione personale di contatto col "divino"
che l'individuo può ricercare solo dentro di sé, senza
che qualcuno lo indirizzi in modo autoritario e dogmatico.
La New Age rispetta tutte le realtà religiose, cercando però
le verità più profonde delle varie tradizioni e non
limitandosi ad una soltanto.
Non è
una moda, anche se, come tutti gli ambiti emergenti e non regolamentati,
la New Age attira anche qualche opportunista, che usa tale termine
per ammantare di una patina nuova e stimolante la sua attività
professionale o i suoi prodotti, che in realtà con la New
Age non c'entrano un bel niente.
Questo non contribuisce certo alla chiarezza, ma d'altra parte non
si può certo dare la colpa alla New Age se qualcuno usa a
sproposito il suo nome.
E infine,
va precisato che non è affatto un business, almeno in Italia,
nonostante i mass media sottolineino spesso tale aspetto.
Per quanto riguarda il nostro paese possiamo affermare, senza timore
di smentita, che niente è più lontano dal vero.
Al di là di qualche caso sporadico, come il successo del
libro "La profezia di Celestino", che ha venduto da noi
circa settecentomia copie, e di pochi altri best seller, il "mercato"
della New Age è un mercato povero, fatto di piccole o piccolissime
aziende, spesso artigianali, mosse più dalla passione che
dallo spirito capitalistico, con i bilanci sovente in passivo o
al massimo in pareggio.
Anche il mercato dei servizi è sostanzialmente povero, e
non si è mai sentito dire di qualcuno che si è arricchito
facendo il terapista o il conduttore di seminari.
Certo, non dobbiamo dimenticare che conferenze, stages, prestazioni
professionali terapeutiche sono opera di esseri umani che se non
guadagnano non campano, ma da questo a parlare di business il passo
è lungo.
Se qualcuno si è arricchito con la New Age, almeno in Italia,
non sono certo i new agers, ma solo
alcune grandi case editrici e discografiche che non sono affatto
new age ma hanno saputo sfruttare l'onda.
E lo diciamo senza alcuna critica verso tali aziende, che hanno
semplicemente fatto il loro mestiere.
Il discorso è ovviamente diverso se ci riferiamo alla realtà
americana, dove effettivamente la New Age è anche un business,
ma non deve sorprenderci, perché là ogni cosa è
business, e nessuno ci vede niente di male, anzi, più un
certo ambito smuove risorse economiche, più alta è
la considerazione che riceve, ivi incluso l'ambito spirituale.
A causa di
questi ed altri fraintendimenti e anche per via dell'inflazione
provocata dall'abuso del termine "New Age", molti individui,
movimenti, scuole che pure stanno operando per una espansione di
coscienza del pianeta e per un nuovo rinascimento esistenziale e
spirituale non amano riconoscersi in tale etichetta; pari-
menti, molte persone esterne a questo ambito ma potenzialmente interessate
ai suoi temi, si tengono a distanza per diffidenza o paura.
Ed è proprio sul fraintendimento e la confusione che puntano
alcune forze avverse alla New Age.
Si tratta, come è facile immaginare, di forze conservatrici,
politiche e religiose, che vedono in questa cultura emergente un
potenziale avversario e tentano perciò di arginarne con vari
mezzi il diffondersi.
L'eutopia globale
Dopo aver sgombrato il campo da ciò che la New Age non è
cerchiamo adesso di capire che cosa essa sia.
La parola che forse esprime meglio di ogni altra lo spirito New
Age è forse "eutopia" - il buon luogo che non c'è
ma potrebbe esserci - la speranza e la ricerca di un mondo migliore,
in cui poter vivere in pace, liberi e felici.
Un tema già fortemente presente nella controcultura degli
anni '60-'70, che difatti può essere considerata una delle
radici storiche della New Age.
Tra gli emblemi più belli e noti dello spirito eutopistico
di quel periodo, la canzone Imagine di John Lennon: IMAGINE
Immagina che non ci sia il paradiso è facile se provi, non
c'è l'inferno sotto di noi sopra di noi c'è solo il
cielo.
Immagina che non ci sia la patria, non è difficile da fare
niente per cui uccidere o morire ed anche nessuna religione.
Immagina che tutti possano vivere in pace, immagina di non possedere
nulla, mi chiedo se puoi farlo non è necessario attaccamento,
odio o fratellanza.
Immagina che
tutta la gente si divida la terra
forse vuoi dire che sono un sognatore ma non sono il solo.
Spero che
un giorno sarai con noi e che il mondo sarà unito.
La New age
condivide appieno gli ideali di allora, ma con una sostanziale differenza
di metodo, nel senso che non guarda direttamente al Mondo con la
M maiuscola, ma sostiene che ognuno deve iniziare il percorso di
cambiamento da se stesso e poi dal suo "piccolo mondo personale",
dall'ambiente e dalle relazioni che costituiscono la sua vita quotidiana,
ricercando una più soddisfacente qualità della vita,
in armonia con se stessi, con gli altri e con la natura.
La New Age
non ritiene raggiungibili questi obiettivi attraverso gli itinerari
tradizionali della politica, che pretende di migliorare la società
agendo dall'alto, con leggi, regolamenti e sanzioni, ma propende
per una evoluzione dal basso, una crescita della coscienza individuale
che poi si traduce in coscienza collettiva e dunque in maturità
sociale.
Non sono tanto le strutture esteriori che devono cambiare, quanto
quelle interiori: le rigidità che risiedono in ogni persona,
i bisogni di controllare e prevaricare gli altri, di bramare e accumulare
ricchezze materiali ben oltre le proprie esigenze, di considerare
valida solo la conoscenza razionale, negando e screditando quella
irrazionale (l'in-tuzione, i sogni, le emozioni etc.).
Dunque una rivoluzione inferiore, costituita da individui che vogliono
cambiare il mondo iniziando da se stessi, dalla conoscenza profonda
di sé che porta a liberarsi dai condizionamenti socioculturali
e ad esprimere così più creativamente e autenticamente
il proprio essere.
Questo processo implica per chi lo intraprende, una sincera volontà
di "mettersi in discussione", ed una disponibilità
a sperimentare nuove strade, nuovi linguaggi, nuove possibili "verità",
nuovi punti di vista, nuovi modi di affrontare la vita.
Dunque è alla coscienza, più che alla politica, che
si rivolge la New Age, ad innalzare il livello di coscienza delle
persone e, conseguente-mente, al raggiungimento di una coscienza
planetaria, cioè al rendersi conto che siamo tutti sulla
stessa barca - anzi astronave Terra - e che i nostri destini sono
inevitabilmente collegati, nel bene e nel male.
Presupposti
della nuova cultura Uno dei presupposti di fondo di questa nuova
cultura è l'approccio olistico, che considera l'essere umano
come una unità inscindibile, un "tutto" costituito
da corpo, cuore, mente e spirito.
Ogni dimensione di tale realtà è ugualmente importante
e solo da un armonico sviluppo di esse può derivare una vita
più realizzante.
Il benessere e la salute sono infatti considerati strettamente dipendenti
dall'armonia tra le suddette dimensioni, così come il malessere,
la malattia, la sofferenza fisica e/o psicologica derivano da una
disarmonia, ad esempio dal privilegiare troppo la sfera mentale
a scapito di quella corporea ed emozionale, oppure dall'incen-trarsi
troppo sugli aspetti materiali trascurando quelli affettivi e spirituali,
etc.
Un altro presupposto di fondo è quello della interculturalità
e del connesso relativismo socioculturale, che portano alla consapevolezza
che niente è vero in assoluto e che sono possibili (e legittimi)
molteplici punti di vista e modalità di approccio su uno
stesso problema, situazione, questione.
Ne conseguono due importanti possibilità: 1) di rendersi
conto dei limiti della propria cultura di appartenenza e quindi
liberarsi da credenze e valori superati; 2) di prendere il meglio
da ogni altra cultura, intendendo con "cultura" i vari
saperi e consuetudini di un popolo, ivi incluse scienza, filosofia,
religione.
La New Age parte appunto dal presupposto che c'è del buono
(e del meno buono) in ogni realtà, ed è possibile
ed utile trarre da ognuna preziosi spunti.
Infatti le radici di questa cultura emergente sono molteplici, riconducibili
sia a correnti di pensiero contemporanee tipicamente occidentali
- quali la psicologia umanistica, il movimento per il potenziale
umano, la psicologia transpersonale, il pen-
siero positivo, la visualizzazione creativa e altre ancora - sia
alle filosofie e al misticismo orientale, dallo yoga al tantra,
dal tao-jsrno allo zen, per non parlare dello scia-manesimo dei
nativi americani, di alcuni popoli africani e di varie zone dell'asia.
E ancora, troviamo contatti con il cristianesimo delle origini,
con il sufismo, con gli esseni, insomma con quasi tutte le tradizioni
e correnti filosofiche e spirituali del mondo, in una sorta di grande
revival interculturale all'insegna del sincretismo.
Non si tratta, tuttavia, di un semplice collage di frammenti presi
a caso qua e là, ma vi è una attenta e creativa rielaborazione
di tali pratiche e culture, volta a cogliere punti in comune e analogie
tra filosofie, culture e metodi molto distanti tra loro e a tradurle
poi in un linguggio attuale.
Dato che si sostiene l'esigenza di una evoluzione dal basso, lo
strumento" principale è rappresentato dalla "crescita
personale", cioè da metodi e tecniche per accrescere
la conoscenza di sé e sviluppare le potenzialità latenti
che giacciono in ogni essere umano.
A differenza di quanto avviene nei movimenti politici o religiosi,
nella New Age non vi sono ideologie da seguire, né tanto
meno ricette certe e precostituite di felicità e salvezza,
ma piuttosto una costante ricerca di risposte possibili, da vagliare
e verificare empiricamente.
Presupposto indispensabile a ciò è la libertà
di sperimentare in prima persona, di constatare da soli se e quanto
certe idee o metodi funzionano e sono realmente positivi per noi.
Nella vecchia era le ricette sul come vivere la propria vita venivano
imposte dall'alto, attribuendole magari alla parola di un dio, e
si stabiliva a priori, dogmaticamente, che erano le migliori, le
uniche, senza sottoporle ad alcuna reale verifica.
Nella nuova era invece niente va stabilito a priori, ogni ricetta
va provata alla luce dei fatti, tenendo presente che ognuno deve
trovare il suo proprio percorso, nel rispetto della propria individualità
e unicità: dunque è possibile e utile condividere
le esperienze, non però imporle come l'unica verità.
Conclusioni
Come abbiamo visto, la New Age è una cultura eclettica orientata
ad un esistenzialismo positivo e pragmatico, cioè non basato
su ideologie o dogmi bensì sulla sperimentazione e verifica
personale.
Non sta a noi dire se sia buona e quanto, ma è indubbio che
la New Age sia l'unica novità culturale di un certo spessore
nel panorama stagnante degli ultimi quindici vent'anni.
Come ogni novità è difficile comprenderla rimanendo
ancorati sui vecchi schemi: è necessaria un po' di fluidità
e di approfondimento, prima di esprimere dei giudizi.
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