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LO SHIVAISMO, CULLA DEL TANTRISMO
di Selene Calloni

A tutta l'Antichità fu nota l'idea dell'andamento ciclico dell'evoluzione del mondo.
Nella visione antica, i cicli evolutivi sono divisi ciascuno in quattro periodi chiamati yuga.
Il primo periodo è l'Età dell'Oro o della Verità (Satya Yuga), nel quale l'umanità gode di una spontanea saggezza data dalla propria vicinanza al divino.
Il secondo è l'età dell'Argento o dei Riti (Tetra Yuga, età dei tre fuochi).
Il terzo è l'Età del Bronzo o dell'Indecisione (Dvapara Yuga).

L'ultimo è l'Età del Ferro o dei Conflitti (Kali Yuga).
Attualmente l'uomo si trova sul limitare di una grande svolta evolutiva, poiché l'epoca del Ferro, il Kali Yuga sta per muovere alla fine e l'Età dell'Oro comincia a fare sentire i propri influssi.

Nell'epoca del Kali Yuga "Ritenendosi saggi, gli sciocchi immersi nell'ignoranza, ma sicuri di sé, si aggirano urtandosi come ciechi guidati da un cieco" (Mundaka Upanisad).

"Tuttavia alcuni possono raggiungere la perfezione in pochissimo tempo" (Linga Purana)

"Durante il Kali Yuga", infatti, "il Gran Dio Shiva, il pacificatore, blu scuro e rosso, si rivelerà sotto mentite spoglie per ristabilire la giustizia.
Coloro che andranno a lui saranno salvi".
(Linga Purana)

Non esiste alcuna psicologia del profondo, orientale od occidentale, che non sia destinata a condurre chi ne percorre il cammino all'incontro con il Grande Shiva, celato nel cuore segreto di ogni uomo.

Shiva significa il Benigno, ma nei Veda egli è conosciuto anche come Rudra ("colui che fa scorrere le lacrime") e come Pashupati ("il signore del gregge").
Questi epiteti mostrano una divinità dai molti aspetti, apparentemente contraddittori, ma che sono, in realtà, le componenti di una figura divina ricchissima di valenze e di attributi.

"Il Distruttore", "II Signore della morte", ama albergare presso i luoghi di cremazione, e i suoi devoti, nudi, si cospargono di cenere, simbolo dell'impermanenza.
Ma il Signore della morte si rivela in realtà il Signore della vita, distrugge ciò che è impermanente per dare origine a nuove forme, a nuove manifestazioni del divenire vitale.
In Shiva cielo e terra trovano la loro sintesi, ma è una sintesi dialettica, non una stasi, non un comporsi delle tensioni, ma un perpetuo divenire, una perpetua lotta di opposti.
A differenza di Vishnu che "scende" nel mondo attraverso i suoi avatar, Shiva è nel mondo, nella natura, negli animali, nella sete stessa di vita propria di ogni essere vivente.

In quanto signore della natura e degli animali, è un guaritore, anzi, il guaritore supremo: la sua gola è blu poiché egli ha ingerito il veleno che rappresenta la volontà di morte di tutte le creature.
Le numerose leggende che lo riguardano, mostrano in Shiva una divinità dai tratti tipicamente sciamanici, una figura divina che non offre rassicuranti certezze, ma inquietanti potenzialità energetiche.
Nudo, sporco, scarmigliato (folle, diremmo noi), attraversa i villaggi mostrandosi alle mogli degli asceti in tutta la sua impudica bellezza e suscitando un'attrazione irresistibile.
Ecco che il "distruttore", colui che "danza" sulle rovine del tempo, diviene il dio dell'atto creativo per eccellenza, il sesso.
Il "linga", il fallo, è il simbolo di questo aspetto ed è fatto oggetto di culto.
Con Parvati, la sua sposa, la "donna della montagna" (il luogo dove cielo e terra si uniscono) Shiva gode di un perpetuo amplesso, finalizzato non alla procreazione ma all'estasi.
Da questa unione ("maithuna") deriva non debilitazione, non depauperamento di energie, ma al contrario, è proprio attraverso l'unione con la Potenza, la Shakti, che il dio realizza la sua propria natura.

Infine Shiva è il"nataraja",il Signore della danza, la sua è la danza cosmica, mediante la quale l'universo viene manifestato, conservato e riassorbito.
Secondo la cosmologia hindu l'universo non ha sostanza.
La materia, la vita, il pensiero non sono che relazioni energetiche, ritmo, movimento e attrazione reciproca.
Il principio che da origine ai mondi, alle varie forme dell'essere, può dunque essere concepito come un principio armonico e ritmico, simboleggiato dal ritmo dei tamburi, dai movimenti della danza.
In quanto principio creatore, Shiva non profferisce il mondo, lo danza".
(A.Daniélou "Shiva e Dioniso", Ubaldini Editore, Roma, 1980)

Lo Shivaismo è una religione nata nella preistoria umana, la sua origine è così antica da farci pensare che esso possa presentarsi ovunque nel mondo come "una delle fonti principali delle religioni successive" (A. Daniélou, op. cit.).


Lo Shivaismo è una religione che trae ispirazione dalla natura stessa, esso ha trovato in India un fertile terreno di espressione e di conservazione, benché non esista "alcuna prova che il suo luogo d'origine sia stato l'India attuale, perché ne vediamo comparire quasi simultaneamente in varie parti del modo i riti e i simboli" (A: Daniélou, op. cit.).


"La sua forma occidentale, il Dionisismo, rappresenta anch'essa uno stadio in cui l'uomo è in comunione con la vita selvaggia, con le bestie della montagna e della foresta" (A: Daniélou, op. cit.).
Mentre nell'antico Egitto ricordiamo il culto di Osiride, che può essere identificato con il Culto di Shiva e quello di Dioniso.

Shiva è una figura universale, senza patria e senza tempo.
Ma lo sviluppo del culto delle regole, della morale, della ragione e dei modelli di realtà costruiti dalla mente, che hanno caratterizzato le società e le religioni successive, hanno messo al bando lo Shivaismo, al punto che esso ha potuto sopravvivere solo nascondendosi nella segretezza dei propri iniziati.

Dovendo restare oscuro ai più, lo Shivaismo si è conservato come il tesoro più prezioso e segreto di ogni cammino iniziatico che miri alla conoscenza e al risveglio della natura umana.

"Non esiste vera iniziazione che non sia shivaita.
Tutti i culti esoterici hanno carattere shivaita o dionisiaco" (A. Daniélou, op. cit.).

Shiva è il cuore celato di ogni iniziazione esoterica, poiché egli è la raffigurazione del potere segreto nascosto nell'uomo, ecco, dunque, perché non vi è psicologia del profondo che non tenda a ricondurre l'individuo alla riscoperta del Grande dio Shiva che è in lui.

Trovando Shiva in sé stesso, l'uomo conosce e risveglia il proprio potere naturale.
Ma, mentre gli influssi della grande svolta evolutiva prossima a venire si fanno sentire nell'umanità, ora che l'Età dell'Oro sta incominciando a dissolvere il buio del Kali Yuga, è possibile che Shiva possa risorgere dalle profondità dell'animo umano per guidare quanti non si sono mai arresi fino in fondo alla distruzione perpetuata dalle città ai danni della natura e non hanno mai del tutto rinunciato alla propria animalità, alla danza, alla gioia, alla fede, a quel sogno di libertà che fa di un qualsiasi individuo un essere umano?

Selene Calloni si occupa di attività olistiche da oltre quindici anni. Dopo aver trascorso numerosi anni in Oriente, si è laureata in psicologia con una tesi sullo Yoga Integrale. E' autrice di vari articoli e libri sullo Yoga e sullo Sciamanesimo. Tel. +41 79 621 84 58